‘Formazione’ è una delle parole chiave della mia vita: nel senso di ‘formare se stessi’, e dunque non solo acquisire tecniche, che è qualcosa di ordinario, ma andare incontro a quello che emerge da noi in questo percorso personale. Vedo le mie paure, inadeguatezze, rigidità, resistenze, ma anche coraggio, volontà, risorse per andare incontro al nuovo: con questo intendo la ‘formazione’ di sé. È qualcosa di molto più ampio, profondo, foriero di crescita della semplice ‘certificazione’ oggigiorno tanto in voga. Una persona formata testimonia un certo tipo di energie: ha uno spessore e integrità ben precisi che non sono necessariamente riscontrabili in una persona ‘certificata’. L’Ego vuole la certificazione. La formazione, invece, processo che dura tutta la vita, ne vuole il ridimensionamento. Ecco perché sarebbe più opportuno parlare di formazione ‘del’ Sé e non di formazione ‘di’ sé: un percorso che rivela nel tempo le nostre reali potenzialità come esseri umani che nemmeno mille diplomi possono dare. In questo senso sono pienamente d’accordo con le parole di Sharath Jois: ”I am against these one month Teacher Training Courses. These short cut methods to make instant Yoga teachers is the commercialisation of the practice and a huge disaster. You cannot become an Ashtanga teacher or any kind of teacher in one month. It’s not possible. Don’t cheat your student. It takes years of pure sadhana before you can teach.’
Un modo di pensare che riguarda tutti noi, in cui dobbiamo incanalarci con pazienza e perseveranza, rinnovando sul tappetino questo proposito difficile e bellissimo così da portare anche nella vita di tutti i giorni la volontà di essere innanzitutto esseri umani migliori, oltreché insegnanti.